105 KM SULL'ATLANTE MAROCCHINO


Il suggestivo e appassionato racconto di Enzo Bacca dell'ultima sua avventura nell'Atlante marocchino



 

IMPRESSIONI DI VIAGGIO SULL'ATLANTE MAROCCHINO


Lo scorso anno, l'amico Stefano Binelli (componente dell'attivo gruppo sportivo Dribbling Sport di Bolzano), mi propose di correre l'UTAT, gara di 105 km e 6500d+. D'impulso dissi di SI istintivamente e senza esitare, non c'era bisogno di tempo per pensare! Così con mia moglie Luisa, l'amico Paolo Leonardi (solandro ma daben) con la moglie Elena e il gruppo di Bolzano con Mario (the President), Massimo, Stefano con Graziana, Giovanni, Betti e Pedro siamo partiti lunedì 30 settembre per Oukameiden, località dell'Atlante Marocchinoi ad oltre 2600mt slm.
Pernottamento in rifugio con pasti preparati da cuochi locali e consumati nei tendoni allestiti dall'organizzazione Francese. Oukameiden è un esteso altipiano dove le pecore sono libere, il sole ti brucia la pelle senza che te ne rendi conto, la notte è piuttosto fredda e la via lattea sembra sfiorare le cime. Nei tre giorni precedenti la gara abbiamo visitato i siti con le antichissime incisioni rupestri e, con una guida locale, siamo entrati nella casa di una famiglia Berbera che ci ha ospitato offrendoci il meglio; pane cotto sul fuoco con olio, burro e olive.
Le mani nella foto sono della signora che ci ha ospitati, le condizioni di vita sono concepibili solo se viste in loco così come la cordialità e la serenità che ci hanno trasmesso.

Giovedì alle 06,00 si parte, il cielo è sereno, l'umore alle stelle e, come al solito, l'adrenalina "ribolle" al freddo della notte, siamo meno di duecento concorrenti, francesi, spagnoli, Italiani, Tedeschi e altri, pronti a vivere questi 105 km con 6.500 D+ fino a superare i 3.600 mt di quota e a tuffarsi in discese di 2.000 mt! Saluto Luisa che "svolge la funzione di carica batterie" e imbocco la pista che sale graduale portandoci verso luoghi sempre più isolati e affascinanti, un susseguirsi di salite con panorami mozzafiato
e discese in valli strettissime dove l'acqua fresca ti bagna inevitabilmente i piedi e devi reprimere l'istinto di berla. In alto le montagne sono aride, bruciate dal calore del sole, con pochi cespugli spinosi ma più in basso, secolari ginepri con il tronco gigantesco e attorcigliato e nei fondovalle gli orti lavorati a mano danno una pennellata di verde, interrompendo la continuità predominante del rosso mattone.
Non forzo l'andatura, sono cauto in discesa perchè voglio essere certo di arrivare in fondo, le gambe girano così bene che in salita salgo agile, osservando l'ambiente circostante. Ogni tanto mi scanso per far passare un mulo con il sorridente conducente che mi saluta in Berbero ed io rispondo in noneso, così sorridiamo tutti e due; e mi chiedo perchè non è così semplice a casa nostra? forse dovremmo comperarci un mulo!

Nella seconda parte di gara il sentiero sale costantemente alternando alcune discese, supero un ristoro improvvisato gestito da bambini che offrono qualche bottiglia di Coca Cola ed acqua per pochi spiccioli e lascio la mancia bevendo solo un sorso di coca cola convinto di essere vicino al ristoro programmato.
Solo più tardi mi rendo conto che le mie borracce stanno per svuotarsi, una leggerezza che poteva costarmi cara e che mi costringe a rallentare l'andatura per un inizio di crampi ai quadricipiti fino ad arrivare al ristoro successivo senza bere per circa un'ora, sotto il sole in fondo ad una valle angusta, con l'acqua fresca che mi bagna le scarpe e la gola arida! Che imbecille! Dopo il ristoro il ritmo non è più quello di prima, ormai mi conosco e sò che ci vuole quasi un'ora di salita perche il mio corpo si reidrati e che i crampi scompaiano. Infatti è così e riprendo il ritmo fino alla tenda a 3.450 mt con il medico che mi osserva e mi dà l'ok per proseguire la gara.
Così riesco a scollinare nel punto più alto del percorso oltre ii 3600 mt dopo 12 ore di gara e inizio la temuta discesa di 2.000 mt fino al ristoro a valle dopo due ore circa, mi rifocillo, cambio calzini e indumenti vari e parto per l'ultima salita in compagnia di altri due giovani atleti. L'umore è alto e seguo il compagno che imposta un passo veloce ma poi rimango solo e vedo lentamente scomparire i frontalini degli altri dietro di me, sto benissimo ed il ritmo è elevato, sopporto bene la fatica e mi idrato continuamente, la nebbia gioca con le maestose sagome dei millenari ginepri creando un'atmosfera surreale ed è lì che ho visto un dinosauro in carne ed ossa ma non potevo certo fermarmi, Luisa mi aspettava al traguardo. Così proseguo l'ultima parte della salita sul sentiero a zig zag fino a scollinare e passando tra due bandiere del Marocco imbocco la discesa lungo il bacino di Oukameiden con le luci del traguardo davanti a me, sempre più vicine, fino ad abbagliare i miei occhi lucidi e condividere con Luisa e Paolo (arrivato molto prima di me) questo meraviglioso momento. Non è ancora mezzanotte e i 105 km con 6500 mt D+ sono già un ricordo.

Consiglio questa gara (ad atleti con adeguato allenamento e spirito di adattamento) per gli affascinanti territori che attraversa e le sensazioni che ne conseguono, inoltre si possono incontrare animali estinti da millenni......
L'organizzazione Francese è spartana, più attenta alla sicurezza degli atleti che al confort al campo di Oukameiden, ha allestito ristori trasportati con i muli (vedi filmati Atlas Toubkal Trail) in condizioni molto difficili e balisato un percorso impegnativo in maniera precisa.
grazie a tutti coloro che mi hanno chiesto di raccontare le sensazioni di questo viaggio, spero di averne trasmesso almeno una parte.
Enzo Bacca


Articolo tratto da: Atletica Valli di Non e Sole - https://www.atleticavallidinonesole.it/
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