168 KM da Chamonix a Courmayeur a Trient a Chamonix: Enzo Bacca ci racconta la sua avventura
Quattro passi..... ai piedi di Sua Maestà
Ho sempre provato grande rispetto ed ammirazione per questa immensa montagna, sin da ragazzo, quando in biblioteca mi abbuffavo delle sue foto aeree e delle mitiche avventure di Walter Bonatti, poi da alpinista quando ho percorso alcune delle sue vie alpinistiche classiche, la cresta Kuffner, lo Sperone della Brenva, l’Innominata, i Roscher, il Dente del Gigante ecc. Mai avrei immaginato, un giorno, di correre lungo le sue vallate ed i suoi passi, in un interminabile giro ad anello lungo 168 km con 9700 mt. di dislivello positivo, partendo da Chamonix (Francia), verso Courmayeur (Italia), Trient (Svizzera) e fino a chiudere il cerchio nuovamente a Chamonix.
Molti ultratrailers sognano di potersi cimentare in questo emozionante viaggio che si chiama Ultra TrailDu Mont Blanc, una delle gare ulta più blasonate al mondo, dove l’adrenalina incomincia a scorrere nel corpo con due stagioni di anticipo, quando inizi a partecipare alle gare più “toste” per accumulare i punti richiesti e necessari per l’iscrizione.Quando nel 2011 con l’amico Stefano ho avuto l’onore di essere finisher alla TDS (Sur le TracesdesDucs de Savoie), impropriamente definita la sorella “minore” dell’UTMB se pur tecnicamente più impegnativa, sono rimasto colpito dallo “spirito trail” insito nell’animo del popolo Francesee dall’onda emotiva che si percepiva nell’aria di Chamonix, stregatocome Ulisse al canto delle sirene…… Ormai avevo deciso, appena possibile avrei tentato l’UTMB e, grazie a Dio,due anni dopo così è stato.
All’inizio mi pareva un miraggio, un obiettivo irraggiungibile che avrebbe richiesto troppo impegno e dedizione per più di una stagione, con le giornate sottratte alla famiglia, le peripezie per conciliare gli impegni di lavoro e le tante ore di allenamento in natura, con l’amico Gianni o spesso solo.Ma improvvisamente, quel giorno si avvicina e con gli amici di avventura Paolo, Stefano e Gianlucasono diventato parte dei 2500 atleti che come me hanno sognato questo momento. Giuseppe invece si è cimentato nella C.C.C. (Courmayeur, Champex, Chamonix), la terza gara “sorella” con partenza da Courmayeur ed arrivo a Chamonix, seguito dalla tenace moglie Anna che lo ha incoraggiato e sostenuto ai ristori.
Chi prova questa esperienza non dimenticherà mai l’atmosfera che si respira a Chamonix,in quei giorni culla del trail mondiale, dove l’entusiasmo si surriscaldasempre più fino al giorno della partenza, dove ogni persona presente contribuisce a galvanizzare gli atleti come tori nell’arena; dove gli atleti alla fine della gara percorrono centinaia di metri nel centro cittadino tra le transenne stipate di passanti urlanti, di ogni età e ceto sociale, pronti ad incitare e sostenere anche l’ultimo concorrente felicemente stanco.
Sono le 16,30 di venerdì 30 agosto, meteo splendido con temperature vicine ai 25 gradi,in una piazza dominata da Sua Maestà il Monte Bianco, ipnotizzati dalle musiche di Vangelis, con le ovazioni di centinaia di spettatori tra cui il mitico Marco Olmo che "mi dà il cinque" dal palco deiVips, dò il via al mio viaggio, inconsapevole di come il corpo reagirà allo sforzo ma sicuro che la mente non cederà prima del traguardo; ormai mi conosco bene. Non riesco a trattenere l’emozione, gli occhi sono lucidi e non solo i miei, sono circondato da un fiume di 2.500 atleti fremanti che vogliono sfogare la loro passione fino allo sfinimento; per certi versi un atteggiamento incomprensibile, ma chi sene frega, a noi va bene così!Poi oltre 33 ore a "spasso" intorno a Sua Maestà, su e giù per lerugose vallate in perfetta sintonia tra corpo, anima eambiente e, di tanto in tanto, uno sguardo lassù dove un tempo i miei ramponi scalfivano il ghiaccio, dove qualcuno ci osserva e ci guida.I primi km passano veloci lungo una strada ciclabile intasata di concorrenti, incomincio subito a superarne qualche centinaio togliendomi dall’imbottigliamento della partenza ma badando bene a non forzare troppo, misurando attentamente il dispendio energetico, in compagnia di Stefano e Gianluca; la respirazione è perfetta, il battito cardiaco ottimo e mai in affanno, ma non percepisco buone sensazioni alle gambe, in particolare alla caviglia già provata. Poi i primi 750 mt di salita al Delevret con la discesa al borgo di S. Gervais ed il primo ristoro in mezzo ai bambini che ti chiedono il cinque, quindi avanti verso la Croix duBonhomme, il Col del la Signe ( mt) in notturna che marca il confine tra Francia ed Italia, il LacCombal, la cima del Mante Favre, e giù fino alla base vita di Courmayeur al 77° km, attraverso un sentiero polveroso e molto insidioso.
Nella notte il mondo sembra piccolo, è quello illuminato dalla lampada frontale, percepisci gli ostacoli all’ultimo e quindi non puoi distrarti, segui le pendenze del terreno pronto ad accettare ogni difficoltà, ascolti i messaggi del corpo che ti invitano a bere o alimentarti, ad ingannare i dolori con pensieri positivi, a interpretare i rumori dell’ambiente circostante che ti indicano la vicinanza ad un ruscello o adun centro abitato o se stai scollinando.Ogni tanto lamano estrae dalla tasca dello zaino piccole dosi di frutta secca, qualche pezzo di barretta o qualche nauseante gel energetico.
Mi sento bene, ho superato indenne la prima parte della gara e la voce di mia moglie al telefono mi rincuora, così lascio Courmayeur a 12 ore dalla partenza, dopo essermi cambiato e aver abusato del brodo salato con fideliniscotti che per l’occasione si è rivelato un vero toccasana (a casa non lo darei neanche al gatto). Mi aspetta la salita al rifugio Bertone che faccio senza bere perché mi accorgo che il mix di glucosio e sali minerali che ho prelevato dalla sacca alla base vita è avariato e imbevibile, affronto così la salita con prudenza per non sudare, costretto a rinunciare al mio consueto “biberon”. E’ ormai giorno ed il sentiero che conduceal rifugio Bonattièindescrivibile per la sua immensa bellezza, una passerella in quota al cospetto del versante del Monte Bianco che scende lungo la val Ferret. Poi la salita al Gran Col Ferret (2537mt) che segna il confine tra l’Italia e la Svizzera con la discesa alla Fouly, Plaz de Fort, ChampexLac, e le ultime tre salite, il Bovine al 132° km, il Catogne al 144° km e la terribile Tete AuxVents al 157° km, affrontata all’inizio della seconda notte, dove si intravedono le luci delle pile frontali nel buio, che paiono sovrapposte, da tanto ripida è la salita.
Le ultime discese mettono a dura prova iquadricipiti con conseguenti dolori acuti che rallentano la progressione nelle discese più ripide e tecniche, mentre in quelle meno ripide e sui tratti pianeggianti riesco ad impostare una corsa lenta.Mi rendo conto di aver ridotto al minimo le uscite di allenamento in discesa ed ora ne subisco le conseguenze. Ciò nonostante non mi spaventoperché ho imparato agestire il dolore esono sicuro che al traguardo ci arriverò comunque, questo è l’obiettivo.
Al ristoro della Foulyal 108° km trovo Gianluca, stanco e demotivato,mabasta poco per convincerlo a proseguire il cammino insieme “sei un osso duro, alimentati e prosegui con me, non si discute!” e così è stato. Affrontiamo l’ultima salita al Tete AuxVentscon cautela, abbiamo 9.000 mt di dislivello positivo sulle gambe non vogliamo rischiare negli ultimi 800 ma la discesa si rivela un vero calvario per Luca, il suo ginocchio si rifiuta di collaborare e così scendiamo passo a passo, con i bastoncini che si piegano sotto il peso del corpo, è impossibile correre o camminare veloci, ma procediamo inesorabili verso Chamonix, le prime luci, le transenne, le persone che osservano stupite Gianluca procedere dolorante in “retro running”in piena notte e lo incitano applaudendolo.
Poi l’atteso traguardo, l’arrivo insieme che ci ripaga di ogni sofferenza, un esplosione di felicità con gli amici che ci fotografano e fanno festa, la consapevolezza che la UTMB è nostra; a dimostrazione che anche i sogni possono avverarsi ma non a caso, bisogna crederci con tenacia e caparbietà.
RINGRAZIO di cuore tutti gli amici che mi hanno sostenuto in questa splendida avventura, che con i loro messaggi di incitamento e telefonate in "diretta", hanno percorso con me questofantasticoviaggio,insiemeaimieipensieri.In particolare ringrazio Anna, Giuseppe e Paolo che con la loro presenza sul percorso mi hanno incitato e motivato nell'obiettivo;
RINGRAZIO le mie figlie e mia moglie per la pazienza ed il sostegno morale;
RINGRAZIO i miei pensieri che mi hanno accompagnato in questo meraviglioso “viaggio”, di giorno e di notte, senza mai abbandonarmi;
RINGRAZIO la mia mente cocciuta per averci sempre creduto.
………..ah, dimenticavo, tra pochi giorni si parte per l’Ultra Trail Atlas Toukbal nell’Atlante Marocchino, ma quella sarà altra storia……
Enzo Bacca
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Sempre grande Enzo!!!
Herbert Smit